Sul giudizio e sulle opinioni



Da tempo volevo approfondire il tema annoso tra opinione e giudizio.
Tema che infiamma spesso gli animi tra chi dice che non si deve giudicare mai e chi dice che giudicare è normale.
Che cos’è un giudizio?
Giudicare significa essere sopra le parti ergendosi a posizione più elevata e considerare una situazione, un fatto, che non è soggettivo o necessariamente appartenente al proprio vissuto, di modo da oggettivizzare un qualcosa a cui non apparteniamo.
Un’opinione invece cos’è?
Con il termine opinione si intende l'avere una propria posizione, assolutamente soggettiva attraverso l'osservazione o esperienza di qualcosa preso in considerazione.
Lo chiamerei anche giudizio soggettivo, anche se so che non piacerà.
Come avrete notato quindi il giudizio è contenuto perfettamente nel termine opinione, ma per quanto ognuno di noi abbia un’opinione più o meno su tutto, non molti di noi possono invece giudicare.
Un giudizio è dunque un’opinione super partes, priva della soggettività, basato su fatti accaduti e soprattutto espresso da persone competenti in materia che oggettivamente sanno, conoscono, hanno la capacità e la possibilità di etichettare le situazioni in modo tale da dare importanza solo agli accadimenti e non alla moralità dei fatti.
Ognuno di noi quindi, se non competente in materia, esprime solo opinioni o giudizi soggettivi che mancano spesso di criteri di certezza assoluta cercando interpretazioni personali a seconda del loro sentire, della loro esperienza, di ciò che la loro pancia dice.
E ognuno di noi “dovrebbe” ammettere la propria possibilità di cadere in errore, in quanto non abili nel leggere dove risiede la verità dei fatti se non basandosi sulle proprie e personali convinzioni.
D’altro canto più di un filosofo ci ha ricamato sopra arrivando a svariate conclusioni.
Per aggiungere confusione alla confusione i sofisti conclusero che:
“Non solo non esiste una verità assolutamente valida, ma l'unico metro di valutazione diviene l'individuo: per ciascuno è vera solamente la propria percezione soggettiva”, che la vedo una frase perfetta per i social.
Anzi diremo che senza ombra di dubbio i famigerati leoni da tastiera si sono sicuramente basati su questo postulato ed hanno quindi deciso che, essendo nel giusto sempre poiché individui dotati di percezione soggettiva paragonabile ai Pm, ai tecnici di gara, ai professori universitari, ai meteorologi, ai medici per umani e non, ai complottisti e ai tuttologi di ogni fatta, potevano dire la loro sbranandosi l’un l’altro a colpi di sentenze di cassazione del tutto soggettive e personalizzate, che sia chiaro.
Ad ogni modo sembra proprio che la realtà che viviamo sia influenzata quasi totalmente da come noi la vediamo, percepiamo e descriviamo.
Tra noi ed il mondo esistono dei filtri con cui interpretiamo e che sono le parole con cui ci esprimiamo, le orecchie con cui ascoltiamo, i pensieri, l’esperienza di vita, la cultura nella quale siamo immersi e l’educazione che, tutti insieme appassionatamente, si trasformano in occhiali dalle svariate gradazioni e colori con i quali guardiamo il mondo.
E quindi, dove troviamo la realtà?
Oltre lo sguardo o davanti ai nostri occhi?
E chi mai sarebbe in grado di vederla per quella che è, ammesso che esista?
E soprattutto, voi siete reali?
No perché “io so’ io, e voi nun sete un cazzo”, come diceva il marchese del Grillo, avendo forse le sue buone o opinabili ragioni.