2 Agosto 1914


Il 2 agosto, a ridosso della prima guerra mondiale, veniva alla luce la mia nonna materna.
Se fosse ancora al mondo sarebbe ancora una donna forte come lo è sempre stata, perché la forza che aveva dentro non avrebbe guardato in faccia nessun calendario.
Con quegli occhi verde ghiaccio, a volte grigi, che ti bruciavano con uno sguardo, se incazzati, con quell'amore grande che mi sono sempre sentita addosso come un caldo cappotto di lana.
Nonostante non abbia patito, usava il cibo come se le fosse mancato ed aveva pensato bene di imbottire anche me e chi frequentava la sua cucina. Credo comunque che un clima di guerra cambi per sempre i comportamenti delle persone a cui mancherà sempre qualcosa.
Si chiamava Idea, esattamente Idea Vera Sublime.
Sembra più un concetto che un nome, e forse lo era.
Lei che mi rincorreva per la casa per prendermi, quando la facevo arrabbiare, e vinceva placcandomi letteralmente sul divano scoppiando in una fragorosa risata ed io con lei.
Lei che metteva su i fagioli alle 5 del mattino ed era in ansia dalla sera prima perchè doveva mettere su i fagioli il giorno dopo.
Lei che ogni tanto mi diceva "Torna da tua mamma!" e dopo poche ore le era passato tutto.
Lei che bastava che io mi sedessi a terra vicino alla sua poltrona beige di velluto e le chiedessi "Nonna, raccontami" e cominciava con le sue storie di famiglia con 9 fratelli di cui 2 morti piccoli ed uno disperso in Russia.
Stavo ore ad ascoltarla, non mi sono mai annoiata.
Lei, i suoi vestiti per me orribili ed il suo rossetto, immancabile se doveva uscire.
Lei e la sua borsetta rossa, in tinta col rossetto, col fantomatico contratto d’affitto dentro, sperduto nella soffitta di casa da cui si vedeva il panorama più bello del mondo: i tetti di Venezia e la Cupola della Madonna della Salute a poche decine di metri.
Quante volte mi sono arrampicata lassù alla ricerca di qualcosa che mi sorprendesse, o semplicemente a giocare.
Da lì si accedeva al tetto da dove, appollaiata, guardavo i fuochi d’artificio del Redentore che sembravano venirmi incontro.
Lei, mi manca da morire.
Se n'è andata quando io avevo da pochissimo compiuto 19 anni, da allora e per molti anni sono rimasta a vivere nella sua casa, tra le sue cose, senza aver mai ritrovato la leggendaria borsetta.
Mi ha lasciato in eredità il farmi passare tutto dopo poco, il cibo che cura, il suo modo di amare, ruspante, fatto di gesti, e le poche parole, fatte di lei.