Fossi in lei


Camminavano per ore per le calli di Venezia, mano nella mano.
A loro piaceva ritrovarsi le dita dopo che qualcuno era passato nel mezzo, frettoloso.
Spesso non parlavano un granchè, non sempre. Il rito era quotidiano, con qualsiasi tempo.
Amavano in particolar modo le sere d’inverno poiché si contavano poche anime infreddolite in giro e si sentivano padroni di una città di tutti ma non per tutti.
Come si può non amarla? Chiedeva lei.
Ricordati che non tutti amano la poesia. Rispondeva lui.
Era vero.
Non mancavano gli incontri bizzarri, gente alticcia e poco vestita, irriverente.
L’atmosfera carnevalesca prendeva in ogni momento dell’anno questa città.
Era come una magia. Respiravi quest’aria e sognavi di essere un’altra o un altro, di giocare col ventaglio, di amoreggiare con lo sguardo.
Poi le nuvole fatte con il fiato li riportavano al qui e ora e si stringevano dita nelle dita, ritrovandosi.

Fossi in lei sarei sicura
certa della mia secolare esperienza
padrona indiscussa della bellezza mai rubata a nessuna.
Sarei cantilena e lentezza
incedere calmo e tranquillo.
Vivrei di spazi diversi
lontana da fragori assordanti
toccherei le acque ogni giorno
sfiorata dal gioco dei gabbiani.
Merletti e perle
meraviglie e deturpazioni.
Luoghi vilipesi e mai restituiti.
Cosce di fuori, inganni.
Maschere ovunque.
Sensazione d'appartenenza di odori
pietre consumate
arte nell'arte.
Di tutti ma non per tutti.

Fossi Venezia, sarei così.