La tua strada



Quante persone ho perso per strada.
Mentre parlavo mi voltavo e non c'erano più.
Non so se era merito o colpa del mio passo, ma non sempre in verità andavo veloce.
Forse era colpa o merito delle mie parole che annoiavano anche i fiori incontrati ai bordi del sentiero, ma non sempre in verità stavo parlando.
Poi un bel giorno ho smesso di chiedermi il perché le ho perse, ho smesso di pensare al passo, alle parole. 
Ho smesso, in generale, di preoccuparmi del loro cammino.
Ho smesso, volendo guardare i miei passi e dove avrei voluto andare.
E in ogni viaggio raccoglievo qualcuno che aveva voglia di unirsi per un piccolo tratto, senza parlare. 
Come gatti smarriti facevamo strada unendo le code e i baffi per poi abbandonarci a un bivio diverso ma senza rancore.
Uno sguardo d’intesa, due saluti, bastavano a lasciare una piccola impronta nel cuore.
Quel qualcosa che non strugge ma rinforza, che ti vai a cercare quando rimesti nella testa in cerca di facce amiche e non di sciocchi fantasmi dal lenzuolo liso.
Mostri che non fanno più paura ma sono diventati ridicole maschere tristi e grigie, facendo quasi pena.
E in questa grazia che avvolge mi sono ritrovata ad amare la strada percorsa da sola come fosse il dono che tutti dovrebbero un giorno avere, per capire l’importanza della buona compagnia e non dello schiamazzo di inutili sagome.