Controvento



Cosa faresti se provassi a guardarti indietro scoprendoti senza ricordi?
Rimarresti muto ad ascoltare gli altri raccontarti un cosa accaduta e non riusciresti a pescare dal tuo cervello nulla che ti appartenesse.
Invidieresti bonariamente qualcuno che dimostrasse gioia per gli esempi che ha avuto da parte di un padre amorevole o di una madre perfetta.
Con le mani in tasca e la testa bassa penseresti che se a tutto c’è un motivo c’è anche per te ma non sapresti quale.
E non ti sentiresti parte del mondo passato.
Ma ti sentiresti in un presente nel quale non sai quale ruolo giochi.
Non sei un centrocampista, non passi il pallone a nessuno poiché intorno a volte c’è il deserto, al massimo tiri qualche palla lontano senza sentirla arrivare da nessuna parte, come quando butti una pietra in un pozzo e non ti risale l’eco di un tonfo.
Non sei in difesa, non difendi nessuna porta.
Credi di avere la capacità di vedere dietro di essa senza averla neppure aperta.
Sai per indole che sei un attaccante, o forse lo deduci poiché stai davanti a tutti, ti piacciono i colpi di testa e a volte l’hai pure perduta in qualche giocata andata a male.
Sei solo e hai la stanchezza di chi va “in direzione ostinata e contraria” contro una meta e non verso di essa.
Forse ad arrivarci diventa inutile o forse è la strada percorsa che deve farsi appagante.
Se corri controvento deve valerne la pena di arrivare in quel posto.
Non vuoi ammettere che spesso non sai nemmeno cosa ci sia là dove te ne stai andando, ci vai come fanno i salmoni, sfidando la forza di gravità.
Saltando verso l’alto.
Smettendo di nutrirti.