Quando le mani sono collegate al cuore



Non ho più seguito il Festival di Sanremo, volontariamente, dopo la prima ora del primo giorno.
Volevo sentire gli Stadio e Il Rouge, tanto mi bastava. Il mio Festival era finito.
Sono di un'ignoranza abissale, non conoscevo minimamente Ezio Bosso, solista e direttore d’orchestra, compositore e performer di fama internazionale.
Ma stamane sbirciando su Facebook  abbastanza di fretta, mi sono imbattuta in una miriade di esortazioni sull'artista, tanto da provare curiosità di vedere la sua performance di ieri sera al teatro Ariston.
Entra in scena quest'uomo in carrozzella affetto da SLA, una malattia degenerativa che colpisce i neuroni che controllano i muscoli, i motoneuroni. La SLA non perdona nessuno, non esiste una cura definitiva.
La patologia però, fortunatamente, non altera la personalità, l’intelligenza o la memoria.
E si è potuto ben vedere a seguito della sue parole, pronunciate con difficoltà ma talmente chiare e ben espresse, che arrivavano come raggi di sole caldo che ti scaldano dentro dopo un lungo e freddo inverno. La lucidità di quell'uomo, la sua intelligenza, la sua sensibilità, il modo di percepire la vita con ironia, la sua visione spirituale, il suo concetto di musica inteso come condivisione e ascolto, mi hanno molto colpita
Il concetto delle 12 stanze, titolo del suo ultimo lavoro, mi ha illuminato un po' questa giornata iniziata non nel migliore dei modi. Tra le nostre stanze, che poi sarebbe il nostro mondo interiore, tutti ne abbiamo una che è buia, piccola, poco confortevole, luogo in cui forse convogliamo tutti i nostri traumi.
Poi le stanze sono il nostro cambiamento, esse si toccano come un cerchio non sono lineari, la dodicesima collima con la prima, la casa della nascita.
In tutto questo suo parlare tenendomi all'ascolto rapita, la sua malattia era sparita. Era un dettaglio. Potrei giurare che era una caratteristica, come il carattere di ognuno di noi, come un'impronta indelebile.
Ho visto soprattutto un uomo meraviglioso, dotato di quella sottile intelligenza emotiva, quella che tocca corde di una sensibilità abbastanza difficile da trovare così sul mercato musicale.
Una volta al pianoforte il suo brano "Folliwing a bird" è stato solo la conseguenza delle sue parole, eseguite da un paio di mani collegate ad un cuore. Nessuna malattia, nessun impedimento per chi usa il cuore per esprimere in musica ciò che viene dalla parte più profonda della sua anima, bellissima.

Ho pianto, di un pianto che solo chi ti sa accogliere a braccia aperte sorridendo ti fa fare. E ho ringraziato l’universo, per avermi fatto incontrare tanta bellezza in una volta sola, per caso, durante un Festival un po’ in discesa, appannato, che avevo già abbandonato.
Grazie