A settembre le cose cominciano



È a settembre che le cose cominciano.
Fin da bambina.
Sul finire dell'estate.
A due passi dalle aule dei vecchi palazzi divenuti scuole.
Lì iniziava tutto,
mettevi calze bianche traforate e un grembiule nero.
Ciò che eri rimaneva sotto la divisa che ti faceva buona.
Ti adattavi male alle crepe del muro,
non sapevi che fosse un sistema.
I più furbi tacevano.
Tu no.
Opponevi ragioni,
cambiavi di posto.
Volevi solo non abituarti alla stessa seduta comoda.
A settembre eri felice perché aggiungevi un numero ai tuoi anni,
ti sentivi grande e pensavi che capodanno non volesse la neve ma qualche viale di foglie.
Gli scaloni bianchi,
i saloni lunghi dove era meglio non correre.
Il naso all'insù a guardare angioletti nudi sopra a nuvolette azzurre.
E nessuno di cui essere complice.
Forse il cortile mi era amico, e il pozzo, troppo alto per guardarci dentro.
Erano gli anni della spensieratezza, dicono.
Ho saputo fin da subito che sono sempre esistiti i pensieri e il loro spessore.
Alle volte di foglio, alle volte di sasso.
Come si fa con le cose storte che se le raddrizzi cadono, 
così ho fatto con loro.
Gli ho fatto posto,
e non cadono più.