La gamma delle espressioni sul tuo viso



Hai tutta le gamma delle espressioni sul tuo viso ma le riconosco solo io.
Come una tavolozza di colori, quelli per cui diventavo matta da ragazzina.
Ricordo che ne comperavo scatole da 72 pezzi e che me li guardavo come fossero cosa sacra. I più costosi e di qualità non li usavo, li guardavo solo, come un feticcio. Costavano un  patrimonio ed io non volevo consumarli.
Questa cosa ora non la rifarei più. 
Le cose vanno usate, sono le persone che non vanno usate.
Sei sempre stata parca di baci a parte con me, sei sempre stata di poche parole che carpivo come fossero preziose informazioni sulla tua vita.
Registravo tutto e annotavo mentalmente traendo somme che presumo non collimassero mai, ma ci speravo.
L’opposto mio. 
Ho sempre parlato, anche con i sassi, che mi ascoltavano muti ma a me sembravano interessati.
L’opposto mio, mi piace.
Ciò che viene da me e non sono io mi piace e mi piace che mi piaccia. Mai avrei potuto mentirmi su questo.
Ci sono cose che non sopporto di te ma che fanno la tua totalità insieme a quelle che non ho mai avuto il coraggio di avere. O forse non le avevo e tu le hai, poco importa.
I figli sono un pezzo di te ma non sono nulla di ciò che sei tu o tanto, per osmosi , o ciò che vengono spinti a essere da chi preferisce forgiarli a modo proprio.
Io non avrei potuto.
Ho sempre pensato che tu fossi diversa.
Diverso è un termine che vuol dire tante cose, anche brutte a volte, e al principio non sapevo questa diversità in cosa consistesse veramente.  Dopo parecchi anni che ci frequentiamo, quasi 19, so in che cosa consiste la tua diversità.
Soffrirai meno di me per come sei fatta, o almeno non lo farai vedere abbastanza a chi non merita, come ho imparato a fare  solo da adulta.
Tu sei già brava.
Sei in un piano, indaco, in cui pochi potranno raggiungerti.
Pochi e spero buoni.
Ma già ora sei selettiva e coerente, i compromessi non ti piacciono e, a parte gli angoli che dovrai per forza smussare in questa vita, il mondo lì fuori è tuo.
Ti vedo parlare mille lingue e poco quella che ti ha dato l’impronta.
Ti vedo immersa nella musica, la tua, che non è quella delle altre ragazze ma è la tua, in ricerca.
La tua introspezione la fai vedere solo quando scrivi, come tua madre.
Mi piaci ragazza mia, mi piaci perché sei tu e non io. 
Mi piaci perché sei ribelle dentro ma non ribolle niente nell'apparenza. 
Solo se ti leggo, poche parole ma dense, ti entro dentro e provo a capire, come una sensitiva. 
Come solo chi è madre può diventare.