Morta o viva


Mi sono più volte chiesta cosa vorrei se una qualsiasi malattia dai nomi complicati ed altisonanti mi costringesse a passare gli ultimi anni della mia vita come un vegetale, allettata, sostenuta da qualche macchinario, nutrita da qualche sondino e abbeverata da qualche flebo dalla mistura non identificata a base di glucosato e qualche mix di conservanti, aromatizzanti, edulcoranti, antiossidanti, anticrittogammici, antistaminici, antibiotici, antivirali e via dicendo.
Ho cercato d’immaginarmi in questa condizione disperata e tragica e la prima cosa, istintiva, che mi è venuta dalla pancia è stata, meglio morire.
Meglio morire forse perché non sono così aggrappata a questa vita, o meglio penso che vita voglia dire azione, desiderio, realizzazione, capacità di fare, capacità di pensare e se venissero meno tutti questi presupposti non sarebbe vita, sarebbe un rimanere legati a questa terra a forza, incastrati in un corpo che qualcuno che non sei tu, per qualche giuramento e per qualche legge opinabile, ha deciso debba rimanere “vitale” meccanicamente, forzatamente. Che senza ausili si spegnerebbe, finalmente, si arrenderebbe avendo finito la sua corsa, il suo stare a questo mondo.
Quindi non importa il tuo volere, perché solo Dio, dicono, deve dare e deve togliere.
E la scienza ha il dovere di  fare di tutto, anche ciò che sfiora la magia, per mantenere vitale un corpo quasi morto ma non abbastanza da considerarsi tale.
Staccatemi le spine per favore, i vegetali sono felici sottoforma di bellissime piante dalla chioma argentata e ondeggiante. Noi non siamo fatti per rimanere attaccati a una macchina che viva per noi. E Dio, se mai esiste, si dimentica di togliere al momento opportuno come si dimentica spesso di dare a chi ne avrebbe estremo bisogno. Poi ho sempre detestato dipendere da qualcuno, anche da lui.
Dunque, chi mi amerà e chi sa cos’ero e cosa pensavo della vita mi stacchi la spina.
La morte non esiste, esiste uno stato di transizione da un corpo a un altro.
Quello che esiste è la mancanza sì, la mancanza smisurata di chi resta al tuo capezzale quando te ne sei andato e ancora quando apparirai nei sogni o facendo affiorare i ricordi, oppure ancora quando qualche oggetto che avrai posseduto diventerà di chi non smetterà mai di pensarti con amore.
Ma certe esistenze sono più pregnanti di certe dipartite, alcune presenze sono ben più vive di alcune morti.
E per come mi conosco mi farò viva io, lo prometto.