La scelta di Mario



Mario è un bell’uomo sulla quarantina. Occhi verdi, fisico asciutto di chi ci tiene.
Un’ironia pungente sotto una maschera di buona educazione.
A Mario non manca nulla apparentemente, è in buona salute, ha un buon lavoro, degli amici, una famiglia.
Mario è papà. Tre splendidi bambini turbolenti, tutti maschi. La femmina non era arrivata.
E’ un papà presente, amorevole ma autorevole, premuroso, si fa ascoltare.
Con tre figli ogni cosa va incastrata alla perfezione e lui è sempre stato molto bravo ad incastrare tutto con la madre che ha avuto, una specie di colonnello dell’esercito in pensione ma che mai avrebbe accantonato la disciplina per un atto di leggerezza.
Tutto fila dunque nei binari che portano a dei risultati ben visibili, tangibili, nella sua vita.
Come è il suo matrimonio.
Una perfetta azienda che va avanti in modo organizzato e produttivo, sì produttivo.
Si produce reddito, si producono risultati scolastici, si producono gesti atti alla solidità famigliare.
A Marco manca qualcosa, ma non sempre avverte cosa, un qualcosa che lo mina dalle fondamenta.
Poco alla volta toglie un mattone, lo sgretola. Lui ogni tanto oscilla ma poi riesce a ritrovare un equilibrio.
Si assesta di nuovo.
Un pomeriggio d’inverno conosce una donna, un incontro banale al supermercato, sfociato in un caffè e molte chiacchiere.
Lui pensa che la cosa sia innocente, che sia solo un incontro appunto e non ci pensa più.
Ma il destino è bastardo e ti mette davanti a quello di cui tu hai bisogno per crescere. 
Mario passa dal caffè alla cena, dalla cena a un letto. Da un letto a trovare ogni momento buono per passare del tempo con quella donna, di cui si scopre innamorato.
Nonostante tutto Mario cerca di farsi in quattro, anzi in cinque, per non trascurare nessuno e per un po’ ci riesce tra mille sotterfugi e bugie.
Ma le bugie sono verità non dette, che separano da tutti, separandoti anche da te.
Avverte i primi mancamenti una mattina di primavera, dopo che lo stato di dissociazione nel quale vive per mantenere in piedi il tutto si materializza guardandosi  le occhiaie grigie allo specchio.
Si osserva forse per la prima volta dopo anni e si vede  in tutta la sua stanchezza.
La finta impalcatura ha segnato il viso e lo sguardo.
Perfino la bocca da dove escono le parole che non avrebbe mai pensato di dire è diversa.
Bocca che bacia due persone ma in realtà ne ama una soltanto, pensa.
Se la lava sotto l’acqua ma la sensazione spiacevole insiste.
Marco si sente male per la prima volta.
Brutto.
Sporco.
Falso.
Per Marco, che comincia guardarsi dentro, è come un ceffone dato in piena faccia a mano piena.
Cosa cazzo sto facendo, pensa.
Se ti fai le domande giuste è impossibile non rispondere e quella mattina Mario se le fa tutte, tutte in modo ordinato, come chi è abituato al rigore e a far quadrare tutto.
Non amo più mia moglie o non amo la routine nella quale siamo intrappolati?
Amo i miei figli più di ogni altra cosa.
Non so più cosa amo e se amo.
Mario si lava e si veste con la fretta di chi ha da fare, con la risolutezza di chi ha compreso qualcosa di grande.
Qualcosa che ancora non c'è.
Ha compreso che scegliere è la più grande libertà di cui un uomo deve pregiarsi, qualunque essa sia.