Luogo di transizione



-Dove sono?
-Tu dove pensi di essere?
-Non lo so, è tutto bianco intorno...ho un mal di testa pazzesco e non riesco a muovermi.
-Ricordi qualcosa?
-Stavo scopando.
Dio, scusa, però è così, stavo facendo sesso. So che non dovrei dirlo forse, o forse sì…non lo so sono confuso. Lo dovevo dire.
-Non preoccuparti, ci sono abituata.
-Alla gente che scopa?
-A sentire i racconti della gente.
-Che lavoro fai scusa, forse sei un’infermiera vestita così, anche se…hai un’aria più solenne e una strana divisa.
Sono in un ospedale vero?
-Ricordi qualcos’altro?
-Sì lei rideva, non so perché ridesse.
Ed aveva una strana espressione negli occhi, diabolica.
-Racconta.
-La vedevo da un po’, forse un paio di mesi, forse più. Non sono mai stato bravo a quantificare il tempo, quando mi stufo mollo.
Lei l’avrei mollata tra un po’, mi stavo già stufando.
A proposito, ma lei è qui?
-No, non ancora. Continua.
- Non c’è molto da dire, lei rideva e poi non ricordo più nulla, buio totale.
E ora sono qui, ma dove sono?
-Ti hanno avvelenato.
-Avvelenato?
-Sì, l’hai bevuto senza accorgertene, era nel vino.
-Cazzo.
Come fai a saperlo? Ma allora mi avete salvato...
-Non direi.
-Che vuol dire non direi?
-Dove pensi di essere?
-In un ospedale, no?
-Non proprio.
-Senti, dimmi dove cazzo sono.
-Sei in un luogo di transizione, calmati.
- Vorrei vedere te. In un luogo di transizione?
-Sei morto.
-Cosa?? Ma non dire cazzate! Morto. I morti non chiacchierano con le infermiere!
-Io non sono un’infermiera.
-Ah no? E chi sei tutta vestita di bianco? Una gelataia?
-Vuoi dirmi qualcosa che ti preme dire?
-Ma mi prendi per il culo?
-Sono serissima, credimi.
-Non ho nulla da dirti e chiamami il tuo capo, quest’ospedale fa schifo e tu sei inadatta a fare l’infermierina, diciamo che se stessi meglio ti farei vedere io quello che ti farei per farti passare la voglia di prendermi per il culo.
Sei fortunata che non posso muovermi.
- Cosa faresti?
-Quello che ho sempre fatto a tutte le poco di buono come te.
Sono sempre stato un puttaniere. Mi piace andare a puttane, sono meglio delle donne che incontri al Bar, le paghi, te la danno, fanno quello che vuoi e tacciono. Che meraviglia! Tacciono!
Invece voi donne...voi donne siete dotate di parola.
Non dovrebbe essere possibile ed invece la natura, Dio forse se c’è, vi ha fatte dotate di parola.
Siete delle rompicoglioni. Non vi reggo più di un tot.
Con questa avevo sforato, aveva un bel culo. E taceva parecchio. Faceva quasi tutto quello che volevo, non chiamava mai, la chiamavo io. Perfetto così. Perfetto un paio di palle, mi aveva già stufato anche lei.
Non so perché ti sto raccontando tutte queste cose, è come se non potessi farne a meno. Io di solito con voi mica chiacchiero. Non si può parlare con chi non riesce mai a capirti perché è inferiore.
Sì siete inferiori, è inutile che mi guardi così, non c’è storia, siete piccole, siete inutili. Servite solo a procreare, a creare altri esseri infelici, che mettete al mondo soggiogando un marito e mettendovelo sotto ai piedi.
Bei coglioni che esistono in giro!
Io no, io so come trattarvi. Come meritate.
Mio padre era un coglione, uno stronzo.
Mia madre lo teneva a stecchetto, mai una partita di calcio, mai al bar con gli amici. Gli dava degli ordini come una Generalessa, nel frattempo li impartiva anche a me.
Volavano certi schiaffi…
Io non sono come lui.
Io non ho mai voluto essere come lui. Appena ho potuto me ne sono andato, lasciandolo marcire lì dentro. Ora è morto. Ha fatto un infarto, sono felice per lui. Ha messo fine alle sue sofferenze in modo veloce ed ha fatto l’unico dispetto a mia madre che poteva fare: morire per liberarsi di lei.
Lei invece è ancora viva, non vado a trovarla mai. Lei mi scrive lunghe lettere che non apro, ne avrò un centinaio. Ne ho aperte un paio inizialmente, grondavano parole che non ho mai sentito da lei, parole che non conoscevo. Parlava di perdono, di fede ed altre cazzate.
Dopo le prime, le ho accantonate. Sono tutte chiuse, in un cassetto che chiudo a chiave tutte le volte che ne arriva una.
Pesa un etto e mezzo.
Di ipocrisia.

Volevi sentirmi dire questo eh? Tu che guardi senza dire nulla, senza cambiare espressione dal tuo volto, tu che sei così strana. Non sembri nemmeno una donna. Che cosa vuoi da me? Perché ti dico tutte queste cose? Mi guardi senza parlare, fissa negli occhi. Ma io so sostenere il tuo sguardo sai?
So bene come siete fatte, sono stato anche sposato per un paio d’anni.
Forse mi sono anche innamorato di mia moglie per un po’, sembrava bello con lei sulle prime, stavo bene. Sembrava diversa. Diversa da tutte, non sembrava nemmeno una donna, come te.
Ci somigli ma lei era più bella, stesso sguardo diretto che ti penetra dentro e poi ti cava via le interiora. Mi sono sempre sentito così con le donne, mi scavavano dentro, tunnel infiniti. Mi sono ripreso dopo tanto…mi ha lasciato lei, per uno ricco e “centrato”.
Sì, ha usato questa parola: centrato.
Che cazzo vuol dire centrato.
Centrato.
Nessuno è centrato, siamo tutti figli di dolori enormi. Nessuno escluso.
Anche tu che mi guardi parlare quasi senza respirare.
Adesso sono stanco e faccio fatica pure a pensare, non sento più il mio corpo fino al collo. Lo sento assente.
Dimmi qualcosa, per favore.

-Ti ha ucciso lei, non è la prima volta che lo fa.
Arriverà anche lei da me presto.
Non preoccuparti, non si salva nessuno.
Questo è il luogo dell’ascolto.
Ascolto anime disperate, come te.
Ascolto anime pure, che hanno subìto.
Io non giudico.
Io non devo salvare, devo solo smistare.
E’ il mio compito, voi parlate ed io so dove portarvi.
La compassione non esiste qui esiste solo la verità, e voi me la dite sempre.
La stanchezza che senti è la tua essenza che se ne sta andando, me la sto portando via, altrove.
Poco t’interessa dove, ti dico solo che non è lo stesso luogo delle anime che hanno subìto ingiustamente, che hanno sofferto per colpe non loro.
Non è lo stesso luogo dei bambini massacrati in guerre ingiuste ed implacabili, non è lo stesso luogo di chi ha lottato per migliorarsi, di chi non ha fatto del male a nessuno, di chi ha provato a salvare gli altri e se stesso.
Quelli vanno nella luce e proveranno sollievo ed enorme gioia.
Hai subito anche tu ma non hai saputo attraversare il dolore, ci sei caduto dentro ed hai voluto crearne altro e altro fino alla notte in cui sei stato avvelenato.
Il resto lo sai.

L’unica cosa che non sai è dove ti porterò.