L'uomo dai capelli bianchi



L'uomo dai capelli bianchi sa da dove sono arrivate tutte sue gioie, da dove sono passati i pensieri di una vita, dove si sono posati. Un po' nella testa e un po' sul cuore, qualcuno sui fianchi e non se n'è più andato, arrotondando ciò che un tempo fu piatto e duro come roccia.
Il suo passatempo è sempre stato il pensare. Pensando modificava una realtà a volte dolorosa, la faceva in mille pezzettini. Li esaminava tutti.
Una volta esaminati non erano più tristi, diventavano cose poco importanti. Aveva capito il segreto e lo teneva per sé come fosse la conquista di una vetta irraggiungibile.
Amava molto pensare alle sue figlie, i suoi due orgogli.
La più grande era una musicista molto brava, violoncellista. Stava ore a sentire le note che uscivano dalla sua camera in quelle lunghe sessioni di studio.
Ad alcuni non piace la ripetitività dei suoni di studio, a lui mettevano una certa sicurezza.
A differenza di sua moglie, la quale non appena Elena si dedicava allo strumento trovava ogni scusa per uscire e tornare a cosa fatta, lui ne trovava mille per rimanere a casa a correggere compiti o preparare la lezione per il giorno dopo.
La più piccola, Elisa, faceva l'avvocato.
Era contento, un legale in casa.
In realtà non gli piacevano gli avvocati, faceva un'eccezione per sua figlia. Penalista addirittura.
Aveva fegato da vendere. Chissà da chi aveva preso, forse dal nonno.
Elisa era determinata, bella di una bellezza fredda che depistava anche lui che l'aveva messa al mondo. Orgoglio di mamma.
Come sono diverse, pensava.
Diverse, come se fossero cadute da due alberi diversi.
E mentre lo pensava sorrideva di quel sorriso pieno d'amore e unico che solo i figli sanno farti uscire.