Piccolo dialogo sulla felicità



-Non sarà mai felice.
-Perché dici questo?
-Perché per essere felici devi avere qualcosa dentro, quel qualcosa che non si può spiegare ma che è determinante alla condizione di felicità.
Una specie di serbatoio interno di cui ci hanno dotato fin da piccoli, in cui noi abbiamo messo quel coniglio che tenevano per dormire, la minestra della mamma, le spalle forti di papà, i racconti della nonna.
E in seguito, crescendo, le confidenze fatte ad un amico, il più bell'arcobaleno, il primo bacio, gli occhi caldi di un amore, una lettera ricevuta, risate e pianti di gioia, il tramonto sul mare, l'odore del caffè al mattino, il profumo di tuo figlio.
In questo serbatoio di vita puoi attingere quando il buio ti circonda, quando non c'è niente da ridere per ritrovarsi ancora a farlo, fino alle lacrime, anche sulle tue disgrazie.
Peseranno, ma meno, saranno sicurezze ciò che hai avuto e hai, poichè ciò che c'è in quel serbatoio nessuno potrà mai portartelo via.
Una riserva personale, un dono conquistato vivendo. Tutto ciò che siamo, dopo aver tolto affanni e delusioni, aver sbattuto fuori a calci il dolore, aver fatto prendere aria ai pensieri stendendoli al sole come lenzuola di lino.
Ecco perchè dico questo. Dentro, lui, non ha gioie, non ha preziosi attimi di tempo consumato.
Deve aver deciso che quel serbatoio serviva per l'immondizia della vita.
Non ha saputo capire cosa tenere e cosa buttare, ed ora si dibatte tra mostri e cattivi ricordi.
Quel sorriso che arriva alla fine di una tragedia, salvifico, viene da dentro di te. È la tua paperella in mezzo all'oceano a cui ti aggrappi per galleggiare, per restare a galla tra le gigantesche onde.
Poi il mare si calma e resti tu, bagnato e felice.
Capisci?

- Ora sì.