Sorelle



Ci pensavo guardandoti mentre raccontavi.
Quello sguardo lontano ad acchiappare i ricordi per farmeli vedere.
Mentre parlavi rimettevi tasseli al loro posto, non si poteva che notarlo.
Un rendiconto, un tagliando, una scatola di vecchie emozioni, ma ancora vive, e alcune sanguinanti.
Melodie nostalgiche e struggenti.
Qualche risposta a domande che non ti avevo fatto per non metterti con le spalle al muro.
Non mi è mai piaciuto farlo.
Preferisco la sincerità espressa per volontà e bisogno.
Parlavi e io mi vedevo un film dai colori sbiaditi.
Lo specchio nel quale lui si guardava compulsivamente, gli sguardi bassi, le parole come ago e filo a chiudere i tagli, le analisi perfette, infine l’essere irrimediabimente catturate dal caso patologico.
I buchi e le voragini hanno il loro immenso fascino, l’eco dentro una stanza buia, il dolore urlato a bassa voce.
Quel rumore di rotelle che girano a formulare pensieri inespressi.
Quel non capirsi davvero mai ma pensare di essere fatti l’uno per l’altra.
La convinzione cieca.
Anni e anni uccisi, bruciati e soffiati via come polvere, e non rimpiangerne nessuno.
E’ andata così.
Ho amato molto.
Ho dato tutta me stessa, quasi fino a strapparmi la vita di dosso, dicevi.
E io annuivo dentro, sapendo chi sei e di cosa sei capace di dare.
Poi un tuffo in un tempo che non ho vissuto con te, la sensazione che potevo perderti anche se tecnicamente non ti avrei mai conosciuta e quindi non era perderti ma era il non poterti conoscere più.
Lo sgomento.
Per fortuna sei tornata indietro, per fortuna non hai mollato, per fortuna la vita premeva sulle tue carni e reclamava lo spazio che le era dovuto.
Per fare le centinaia di cose che era giusto che facessi, per mettere al mondo un figlio, quasi due.
Per avere un’amica per sempre.
E infinite soddisfazioni e schiaffi in faccia, tramonti e baci.
Tutto e niente, come è giusto che sia.
Un tornare indietro nel tuo mondo già vissuto, che non era il mio ma soltanto per poco.
Era destino, come tutte le cose, che arrivassi inquieta e triste, che mi accogliessi come una sorella.
Fortuna ha giocato a dadi e ha vinto.
Noi siamo ancora sulla stessa strada ad aspettarci quando l’altra tarda ad arrivare.