Tommy



Gira in fondo a destra e troverai la strada, gli aveva detto il suo amico Leo.
Tommy prese coraggio e s’infilò nella viuzza stretta e buia, il cuore gli tamburellava nel petto tanto che si poteva scorgere ad occhio nudo.
Era troppo piccolo per andare in giro da solo, troppo inesperto e goffo, pure un po’ spelacchiato.
Continuò con cautela.
La sua speranza era di ritrovare la sua Beatrice, di essere preso in braccio e di ritrovarsi finalmente a casa, sul suo letto comodo e caldo.
Andava chiamandola, ma non gli usciva la voce e di questo non se ne capacitava.
Con Beatrice parlava e lei gli rispondeva, ma ora non si sentiva la voce, com’era possibile.
Nemmeno un flebile suono, come fosse tutto nella sua testa.
Non si scoraggiò e continuò a procedere.
La sua ombra gli faceva paura.
Erano buffe le sue orecchie, parevano ballare nell’aria e forse era la prima volta che si vedeva.
Beatrice era così bella e lui così buffo, eppure lei lo amava, se lo stringeva a sé, facevano tanti giochi insieme.
Quando lei era triste e piangeva lui la consolava e non si addormentava mai senza averle dato la buonanotte con un bacio.
Quanto le mancava.
Arrivò finalmente alla fine della viuzza e girò.
Non aveva mai visto tanta luce in vita sua, il sole era accecante, i campanelli delle biciclette brillavano, le fiancate delle macchine sfrecciavano talmente veloci che stordivano.
Riconobbe però la casa di Beatrice e decise di sedersi ad aspettarla, prima o poi sarebbe sicuramente rientrata e finalmente l’avrebbe visto e riabbracciato!
Si appoggiò ad un palo, si sedette, approntò un sorriso e con il cuore gonfio di speranza pazientemente si mise in attesa.
Fai presto Beatrice,
che in un attimo viene la sera,
fai presto mio tesoro,
senza di te mi sento perso.