A casa di Paola




Paola mi guarda e dice “ Chi fa quello che faccio io non è normale”.
Al momento non ci penso, sono ammirata, incuriosita, eccitata come una bambina allo zoo.
Paola abita lungo il fiume, in una casa non propriamente definita abitabile, malmessa ma che sta in piedi, come tutte le case costruite in epoche in cui si usavano i mattoni veri, non quella robaccia che si usa ora e che fa sentire anche se il vicino sospira.
In realtà, ai miei occhi, è una casa stupenda. E la sua bellezza è sicuramente il fascino che hanno su di me tutte le cose vecchie, quelle che hanno vissuto e lottato per farcela.
Le cose nuove faticano a commuovermi.
Ma il tocco di magia che ha quella casa è che è abitata da centoventi  gatti, una capretta, un cane che definirlo cane è un complimento, qualche gallina e due oche. Uno zoo in piena regola dove tutti, dico tutti, hanno una storia e circolano liberamente nel grande giardino e dentro casa.
Gatti senza occhi, senza zampe, rachitici, mal cresciuti, con malattie degenerative o croniche, acciaccati, brutti, di quelli che non vuole nessuno, di quelli che la sorte si è presa gioco di loro.
La capretta è arrabbiata con lei, dice, stanotte ha dormito chiusa con le galline e a lei non piace. Le passerà.
In pochi minuti siamo attorniati dai felini curiosi, chi è molto socievole, chi è restio, chi vuole attenzione totale. La capra ci annusa, il cane si fa in quattro per manifestarci la sua gioia, solo le galline e le oche si fanno gli affaracci loro.
Paola viene avanti con l’aria stanca, ha due lavori e una vita dedicata alle sue creature, tutte salvate da maltrattamenti, incidenti, malattie, cattiveria umana d’ogni genere.
Ha solo questa vita, non può permettersi il lusso di farsene un’altra, una vita piena d’amore ma per cui ha rinunciato all’amore di un uomo. Forse le è costato ma non sembra.
Le chiedo come fa, la sua risposta, breve, mi dice tutto senza aver bisogno di chiedere più nulla.
Mi dice, se non lo facessi non sarei felice.
Talmente semplice da farmi nascere un sorriso.
La sua felicità sta nel salvare vite, gliene muoiono anche tante ma fa parte del rischio che si sta prendendo. Quando salvi non sai per quanto, può essere per un giorno, per una settimana, per sempre. Ma non lo sai. Non è un ospedale, non è un’infermiera o una veterinaria, lei fa quello che può con pochi aiuti. Tutti hanno un nome, Dante, Margherita, Leone, Ettore. Nemmeno nomi assurdi e da animali qualunque.
C’è un gesto per ognuno, un racconto per tutti.
Nel congedarsi capisco cosa voglia dire, chi fa quello che faccio io non è normale.
No Paola, non lo è.
Pochi sanno amare rinunciando alla loro vita per prendersi cura di quella di altri esseri viventi. 
Vite umane o vite feline, che differenza c’è?