Nostalgia in soffitta



Ammassate in una soffitta le cose di una vita, anche delle vite dei nostri avi o di chi abitava quella casa prima di noi.
Oggetti che parlano una volta tra le mani, che ti sovvengono un momento color seppia o dai colori stinti.
La gonna di tua madre indossata durante le sue battaglie sessantottine spessa e svasata, figlia di un fiore chiamato gioventù, dagli ideali frizzanti. 
Ora che hai più del doppio dell'età che aveva lei mentre la portava ti rendi conto quanto poco hai fatto tu per questo mondo. 
Siamo i figli del benessere, del non ci manca nulla e i nostri figli ancora di più, sono i figli dell'irresponsabilita' del faccio io per te del non ti lascio mai solo.
Ho l'impressione che noi ci si salvi ancora tutto sommato.
Loro si salveranno da soli?
Cosa possiamo pretendere da chi ha tutto senza nemmeno aprire bocca? Il desiderio credo gli sia morto per colpa nostra. 
Abituati a non chiedere nemmeno più e ad avere soltanto, poi pretendiamo che capiscano le nostre difficoltà del momento e che si adattino ai cambiamenti eventuali senza frustrazione, senza farsi venire una delle tante sindromi da stress che si usano ora.
Colpa nostra. Che li salviamo e che preferiamo farci i debiti piuttosto che dirgli di no.
Nella soffitta ci sono tante cose, anche la sofferenza di chi ha vissuto in epoche in cui bastava sbucciarsi le ginocchia per essere felici, ci sono libri non pc, disegni e foto che ritraevano persone più umili, con meno pretese. 
Donne e uomini coraggiosi spesso con vestiti dimessi e con una giovinezza anziana.
Un poco li invidio, poi mi sento anacronistica e torno con i piedi nel terzo millennio.